martedì 21 gennaio 2025

“Conclave”, Edward Berger (2024)

Sant’Ambrogio nel suo “Commento al Vangelo di Luca" si riferisce alla Chiesa chiamandola Casta Meretrix, ovvero Casta Prostituta. L’intento di Ambrogio era di definire in questo modo la moltitudine di amanti (i fedeli) che affluiscono alla Chiesa con i quali la stessa intraprende un rapporto non peccaminoso, quindi casto. In questo film vale invece una diversa accezione di questa espressione e cioè che la Chiesa in sé è casta ma è guidata da esseri umani, per definizione potenziali peccatori, che la rendono prostituta. E fra i cardinali che afferiscono al conclave di cui parla il film non mancano i peccatori: Tremblay (John Lithgow) pecca di simonia per aver pagato allo scopo di ottenere i voti necessari alla elezione a Papa, Adeyemi (Lucian Msamati) ha avuto un figlio in Nigeria da una relazione con una novizia, Tedesco (Sergio Castellitto) invoca l’erezione di barriere contro le altre religioni in una sorta di guerra santa. A dare ordine a questo difficile conclave è stato chiamato dal Papa venuto a mancare il cardinale Lawrence (Ralph Fiennes), uomo integro che non cessa di interrogarsi su quali siano di volta in volta le scelte giuste. E nell’omelia che pronuncia emerge chiaramente questo suo tormento che però egli interpreta in senso positivo poiché in mancanza di dubbio regna il fondamentalismo (come ad esempio in Tedesco), foriero di divisioni e guerre. Non a caso inoltre i Vangeli ci offrono la figura di due santi, Giuseppe e Tommaso, che rappresentano una chiara espressione del dubbio e ci narrano degli undici apostoli che all’incontro con Cristo risorto “si prostrarono e credettero” solo dopo averne visto le ferite. 
Altro tema importante è il rapporto della Chiesa con i mutamenti della società civile. A questo proposito la narrazione ci propone due tesi contrapposte rappresentate dai cardinali Tedesco e Adeyemi da una parte e Bellini (Stanley Tucci) e Benitez (Carlos Diehz) dall’altra. I primi sono fautori della  immobilità della Chiesa sulle sue posizioni originarie; questo atteggiamento si richiama al mito che riteneva le divinità immutabili tanto che nell’antica Grecia il “tempo” degli dei era chiamato Aion, un tempo eterno, diversamente da Chronos, il tempo degli esseri umani. I cardinali Bellini e Benitez sono invece fautori del cambiamento, ritengono che la Chiesa debba adattarsi ai mutamenti della società civile; questo atteggiamento si esplica in modo diverso nei due, probabilmente a causa della diversità delle esperienze vissute: il primo, pratico del mondo curiale e delle sue connivenze con l’economia e la politica, è disincantato e conduce una lotta di retroguardia nei confronti di Tedesco, non ritenendo se stesso nemmeno in grado di adire al soglio pontificio. Il secondo, sudamericano di nascita e abituato a svolgere i suoi compiti in territori rischiosi e lontani da Roma, è dotato di un atteggiamento e di una visione della sua missione limpidi ed evangelici che destano l’ammirazione di Lawrence, istintivamente ad essi vicino, ma anche abituato alle difficoltà della vita curiale. Alla fine del film la Chiesa dovrà piegarsi al cambiamento, dettato dalle ragioni della natura attraverso l’elezione a papa di Benitez. E questo processo è destinato a proseguire, con la lentezza della tartaruga che vediamo raggiungere la cappella dal laghetto del giardino, anche grazie al contributo di figure femminili come suor Agnes (Isabella Rossellini), governante dei cardinali ed elemento di stabilità in questo tormentoso conclave. Ed è proprio sul ruolo delle donne, rappresentato dalle novizie che vediamo uscire dal collegio sotto l’occhio del cardinale Lawrence, che il film giunge alla sua conclusione. 

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