In primo luogo vanno sottolineate le analogie con l’Amleto di Shakespeare: il giovane Amleto e Simba, il vecchio Amleto e Mufasa, Claudio, zio di Amleto, e Scar. Tutto scorre sugli stessi binari: lo zio del protagonista uccide a tradimento il fratello, ad insaputa del nipote, per prendere il potere. La lotta per il trono della Terra del Branco si svolge quindi secondo gli stessi schemi di quella per il trono di Danimarca. Vi è però una differenza: mentre Gertrude, madre del giovane Amleto, si piega al volere di Claudio e lo sposa dopo l’uccisione del marito, Sarabi, madre di Simba, orgogliosamente si sottrae ai voleri di Scar e lo rifiuta come suo sposo. Quale è il motivo di questa difformità? Probabilmente mentre Shakespeare poteva permettersi nel 1600 di scrivere una tragedia basata in pratica solo su ruoli maschili, ai giorni nostri questo potrebbe sembrare non del tutto corretto e allora ecco spiegato sia l’accento sull’orgoglio di Sarabi che il rilievo dato ad un'altra figura femminile: Nala, futura sposa di Simba. In primo luogo essa batte sempre Simba nella lotta, fin da quando erano cuccioli, e in secondo luogo è suo il compito centrale di andare a scovare Simba nel suo ozioso esilio dorato per spingerlo ad agire e riprendere il trono usurpato da Scar. E ancora, sempre a proposito di Scar, chi ci può ricordare questo leone di brutto aspetto e talmente malvagio da arrivare a chiedere la mano (o la zampa) della vedova della sua vittima a cadavere ancora caldo? Ancora una volta ci viene al mente Shakespeare: è il suo Riccardo III, deforme nel fisico e malvagio nell’animo, che si rispecchia alla perfezione nella figura di Scar.
Un secondo punto di riflessione riguarda i numerosi archetipi, cioè figure e situazioni innate nella mente umana, di cui la trama del film è costellata. Lo stesso Simba ne rappresenta tre in sequenza: dapprima l’Orfano, poi l’Uomo comune privo di qualità e ideali, ed alla fine l’Eroe che porta a compimento la sua missione. In questo compito è aiutato dal Saggio, il mandrillo Rafiki, e dalla Grande Madre, nella persona di Nala, mentre possiamo vedere la Madre Terribile in Shenzi, leader delle iene. E non manca, per sdrammatizzare, il Buffone, impersonato dalla mangusta Timon insieme al facocero Pumbaa. La presenza di archetipi caratterizza in modo particolare le narrazioni mitiche e le favole: “Il Re Leone” è una favola e deve quindi avere una finalità educativa. In questo senso il messaggio è rappresentato dal senso di responsabilità, dal sentire cioè la necessità di portare a compimento il proprio dovere costi quel che costi, rinnegando in altre parole il mantra di Timon e Pumbaa hakuna matata cioè “senza pensieri” per seguire il consiglio di Nala e riconquistare il proprio legittimo posto, usurpato da Scar.
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