giovedì 28 novembre 2024

"Le Déluge”, Gianluca Jodice (2024)

Che cosa si può analizzare in questo film? Non la vicenda storica per la quale necessitano ben altre competenze, bensì la vicenda umana, vale a dire come i due protagonisti, il re Luigi XVI (Guillaume Canet) e la regina Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena (Mélanie Laurent), affrontano gli ultimi giorni della loro vita insieme ai due figli Maria Teresa (Anouk Darwin Homewood) e Luigi Carlo (Vidal Arzoni) e alla sorella del re, Elisabetta (Aurore Brutin).
L’atteggiamento del re può sollevare qualche perplessità. Da un lato infatti egli rimane fortemente ancorato al suo credo, cioè di aver ricevuto il titolo da Dio, e non riesce quindi nemmeno ad immaginare il concetto di uguaglianza che gli espone uno dei rivoluzionari, Manuel (Tom Hudson); l’attaccamento al suo ruolo è testimoniato anche dalla richiesta di un rasoio per potersi sbarbare prima dell’esecuzione e di non essere legato quando sarà sulla ghigliottina. D’altro canto vi è in lui una remissività che si potrebbe attribuire ad una debolezza di carattere (sembra sia stata questa una sua caratteristica); ma quest’atteggiamento potrebbe invece essere dovuto all’essersi reso conto che i giuochi ormai erano fatti e non vi era più alcun rimedio se non affidarsi a Dio e cercare di distrarre i figli. Agli antipodi troviamo Maria Antonietta che, abbandonando il reale distacco dei primi giorni di prigionia, si lascia andare ad un comportamento viscerale che verosimilmente rispecchia, oltre alla rabbia per la perdita dei propri privilegi e la paura di morire, la disperazione nel rendersi conto di aver passato la vita a fianco di una persona con cui si era sposata all’età di 14 anni e che non aveva mai amato (lo definisce “un buon uomo”). Vero è che nel corso dei 38 anni della sua vita non si era almeno mai fatta mancare gli amanti. Da una parte vi è quindi un re che non abbandona il suo ruolo fino all’ultimo momento e dall’altra una regina consorte che abbandona le vesti regali e dimostra apertamente i suoi sentimenti. Ma anche nel campo dei rivoluzionari vi sono soggetti non privi di interesse come ad esempio il Manuel di cui sopra, intriso di idee rivoluzionarie, infervorato mentre spiega al re la necessità di un sacrificio (la sua decapitazione) per sancire il cambiamento dell’ordine politico, ma pronto a commuoversi e ad abbassare lo sguardo per non guardare negli occhi “l’agnello sacrificale" quando viene comunicata al re la notizia della condanna a morte. O ancora il capitano Henri (Hugo Dillon), pieno di rabbia nei confronti dei monarchi per averli visti vivere nel lusso sfrenato mentre suo figlio moriva di fame insidiato dai topi. Egli sfoga questa sua rabbia maltrattando verbalmente i prigionieri al punto che Maria Antonietta gli si offre purché in cambio i figli vengano trattati bene. Henri accetta, ma il rimorso per aver tradito gli ideali rivoluzionari per soddisfare un appetito carnale vendicativo lo porta al suicidio. Ecco quindi che il film dispiega una galleria di personaggi dai comportamenti ricchi di sfaccettature, una vera e propria Comédie Humaine, tanto per restare in Francia. E così si arriva all’epilogo, quando sotto una pioggia scrosciante (il déluge che aveva previsto suo padre Luigi XV) il re si avvia dignitosamente alla carrozza che lo porterà alla ghigliottina nell’attuale place de la Concorde.        

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