Un'immagine può essere apprezzata per le sue qualità puramente estetiche ("mi piace"), ma in essa esistono anche significati che possono non essere immediatamente colti, soprattutto in un mondo pieno di immagini come quello in cui viviamo. E' quindi necessario prendersi il tempo per entrare nell'immagine (in questo blog in particolare, ma non solo, cinematografica) alla ricerca di questi significati.
lunedì 14 ottobre 2024
“Vermiglio”, Maura Delpero (2024)
La famiglia Graziadei ci viene presentata all’inizio della narrazione come una delle tante famiglie rurali italiane (siamo in una sperduta frazione del Trentino) verso la fine della Seconda Guerra Mondiale: tanti figli, difficoltà economiche, padre-padrone che dirige severamente l’andazzo famigliare, con atteggiamento da semidio che richiede obbedienza indiscussa. Gradualmente però e con l’aiuto dei dialoghi che si svolgono fra le tre sorelle Ada (Rachele Potrich), Lucia (Martina Scrinzi) e Flavia (Anna Thaler) nel lettone in cui passano le notti insieme, veniamo a scoprire che sotto la patina di questo ambiente stereotipato da piccolo mondo antico ribollono passioni insospettate che coinvolgono buona parte della famiglia. Il padre-padrone (Tommaso Ragno), in apparenza integerrimo, nasconde un album di fotografie pornografiche, la figlia Ada lacerata fra autoerotismo e possibile attrazione verso Agata, la ribelle del paese, da un lato e l'esigenza di autosomministrarsi punizioni disgustose per questi suoi peccati dall'altro, Lucia che rimane incinta di un soldato siciliano (Giuseppe De Domenico) che i Graziadei nascondono dai tedeschi e lo sposa per poi scoprire che questi era già sposato quando si saprà che è stato ucciso dalla prima moglie, con la conseguenza che Lucia dovrà dare in adozione il figlioletto. Infine il figlio Dino (Patrick Gardener), unico che osa ribellarsi apertamente al padre ed annega le sue frustrazioni in un bicchiere di vino. Solo una figura, apparentemente in retroguardia per tutto il film, rappresenta l'elemento di stabilità della famiglia: la madre (Roberta Rovelli) che, seppure massacrata da una decina di gravidanze con il correlato di neonati che non riescono a sopravvivere, mantiene lucidamente le redini dell’organizzazione famigliare e addirittura osa rimproverare al marito l’acquisto di dischi costosi quando ella stessa fatica a far quadrare il bilancio famigliare. E quanto suona melensa la risposta di quest’ultimo: ”La musica è il cibo dell’anima”..., quando è stato proprio lui a negare ad Ada per motivi economici, nonostante il parere contrario della moglie, la possibilità di continuare gli studi, cosa che la ragazza ardentemente desiderava. La madre è quindi il punto di equilibrio della famiglia e non a caso tocca a lei porre la parola fine alle vicende famigliari cui abbiamo assistito quando nella splendida scena finale del film la vediamo rassettare la stanza con il lettone dove avevano dormito Ada, Lucia e Flavia, accarezzare furtivamente la coperta sul letto e chiudere le finestre e la porta facendo calare il buio nella stanza, a significare che ciò che doveva avvenire è avvenuto ed ora bisogna riprendere in mano le redini della famiglia e guardare al futuro.
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