Nel corso della narrazione vengono affrontati alcuni aspetti interessanti ed attuali quali il razzismo strisciante fra gli alunni e l'atteggiamento assurdamente inquisitorio del personale insegnante nei confronti dei rappresentanti di classe, indici di una inadeguatezza formativa dei ragazzi (non certo responsabilità unica della scuola, ma in modo importante anche della famiglia) e di una inadeguatezza del personale scolastico nell'affrontare tematiche piuttosto delicate come quella descritta. Ma un altro aspetto significativo è espresso dal personaggio di Carla. Già dalla telefonata fra lei ed uno sconosciuto interlocutore, che apre il film, emerge un aspetto del suo carattere e cioè la volontà di rappresentare sempre la soluzione e non il problema, di caricarsi di responsabilità e di impegnarsi in prima persona pur di risolvere ogni questione nella giusta maniera. In merito a questo atteggiamento emergono due problemi importanti: la capacità, una volta intrapresa un'azione, di condurla fino in fondo e come si possa definire la giusta maniera per farlo. A prima vista Carla appare sicura di sé, lo si capisce da come cammina decisa e spedita nei corridoi della scuola. Ma quando iniziano le difficoltà, vedi ad esempio durante il difficile colloquio con i genitori, tutta la sua sicurezza crolla, interrompe bruscamente il colloquio e corre in bagno a vomitare. E sulla stessa linea si svolge l'altrettanto difficile intervista con i ragazzi che curano il giornale della scuola. Va detto per completezza che in entrambe le occasioni gli interlocutori non si dimostrano certo amichevoli nei suoi confronti. Cosa ci ha voluto comunicare il regista attraverso il personaggio di Carla? In primo luogo che prima di intraprendere un'azione ci si dovrebbe domandare se si hanno le risorse per portarla a termine. In secondo luogo che non esiste il bianco e nero, ogni situazione ha tante sfaccettature che vanno esaminate prima di prendere una decisione. Non è quindi il caso di ergersi a giudice monocratico in base alle sole proprie opinioni, le decisioni vanno condivise. Carla avrebbe dovuto parlare almeno con la preside prima di girare il video, trattandosi oltretutto di un'azione illecita se i possibili protagonisti non sono preavvertiti ed hanno dato il loro consenso, eccetto ovviamente nelle indagini di polizia. In terzo luogo, mai compiere un'azione senza averne prima soppesato le conseguenze: anche dalle azioni condotte a fin di bene possono infatti scaturire esiti imprevisti e possibilmente negativi, come dimostra il film. In definitiva l'aforisma attribuito al ministro francese Talleyrand (1754-1838) "Surtout pas trop de zèl" (Soprattutto non troppo zelo) è l'avvertimento che Carla avrebbe dovuto tener presente nell'organizzare la sua caccia al ladro.
Un'immagine può essere apprezzata per le sue qualità puramente estetiche ("mi piace"), ma in essa esistono anche significati che possono non essere immediatamente colti, soprattutto in un mondo pieno di immagini come quello in cui viviamo. E' quindi necessario prendersi il tempo per entrare nell'immagine (in questo blog in particolare, ma non solo, cinematografica) alla ricerca di questi significati.
giovedì 15 agosto 2024
"La Sala Professori", Ilker Çatak (2023)
Una giovane insegnante di una scuola media di Amburgo, Carla Nowac (Leonie Benesch), si rende conto che nel suo istituto si verificano piccoli furti. Decide quindi di procedere a un'indagine personale e, attraverso un video da lei stessa girato, ritiene di aver identificato almeno uno dei responsabili. Il confronto con la sospetta autrice del furto ritratta nel video ed il successivo interessamento delle autorità scolastiche, di alunni e genitori causa un effetto-valanga da cui Carla rimane psicologicamente travolta.
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