giovedì 16 maggio 2024

“Delta”, Michele Vannucci (2022)

Questa storia drammatica, dura come l’ambiente in cui si svolge vale a dire le nebbie del delta del Po d'inverno, ha contenuti molto interessanti che vale la pena considerare.

Sullo sfondo prevale la disperazione dettata dalla miseria. I pescatori di frodo rumeni, costretti a trasferirsi nel delta perché braccati in patria dalla polizia, Anna (Emilia Scarpati) che, alla disperata ricerca di un rapporto d’amore dopo il fallimento del matrimonio con Osso (Luigi Lo Cascio), si getta d'impulso nelle braccia di Elia (un ottimo Alessandro Borghi), pescatore di frodo locale del cui passato nulla sappiamo e che ora vive e lavora (“Sono la mia famiglia” dice) in una baracca sul fiume con i pescatori rumeni. E la miseria porta alla rabbia, in preda alla quale alcuni pescatori italiani incitano amici e colleghi all’eliminazione fisica dei rumeni. 

In questo mondo di gente che non ha nulla è paradossalmente forte il valore della proprietà. Quante volte sentiamo il capo dei rumeni esclamare “Questa è la mia casa”, casa in cui peraltro si era installato abusivamente, quante volte i pescatori italiani affermano che il Po è il loro fiume, anche questa una affermazione priva di senso. Queste dichiarazioni di possesso ci fanno capire come sia molto difficile, se non impossibile, soprattutto in condizioni di depressione economica, realizzare condivisione ed integrazione. È questo un tema di grande attualità, basti pensare alle difficoltà legate ai fenomeni migratori.

Un ultimo aspetto da sottolineare è quello morale, che possiamo ricavare dal comportamento di Osso. Per tutta la prima parte del film egli svolge il suo ruolo di guardia ittica volontaria con estremo rigore e rispetto delle leggi, cercando in modo ossessivo di essere obiettivo, fino a ritenere che la morìa di pesci non sia dovuta alla pesca di frodo ma agli scarichi delle industrie. Egli si oppone quindi alla combattiva sorella Nina (Greta Esposito) che parteggia per chi vuol farsi giustizia da solo. Ma nel finale drammatico tutto cambia. L’uccisione di Nina da parte di Elia ad un posto di blocco stravolge le convinzioni di Osso che arriva ad uccidere Elia per pura vendetta, per di più sparandogli alle spalle. Questa è la conclusione pessimistica: nessuno è in grado di dominare gli istinti peggiori, conclusione che Elia sintetizza prima di morire in una  frase semplice ma densa di significato “Passiamo la vita a combattere contro noi stessi per diventare migliori, ma siamo quello che siamo”. A queste parole sembra fare eco il paesaggio, per buona parte del film cupo e nebbioso, ma che in una breve sequenza viene ravvivato dal volo dei fenicotteri in una giornata di sole, come per volerci dire in metafora che anche la natura combatte contro se stessa per essere migliore.     

 

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