giovedì 16 novembre 2023

“Anatomia di una caduta”, Justine Triet (2023)

Cosa ci dice il titolo di questo film? Di primo acchito possiamo pensare ad un'analisi tecnica dei motivi della caduta dal balcone che ha causato il decesso di Samuel (Samuel Theis). Forse però c’è un altro significato più sottile, forse la regista ha voluto implicare nel titolo l'analisi, approfondita come una vera e propria dissezione anatomica, del deterioramento (e quindi della caduta) dei rapporti fra moglie e marito che emerge gradualmente nel corso del processo intentato contro Sandra (Sandra Hüller), imputata dell’omicidio del marito Samuel. In quest’ottica definire il film un thriller è fuorviante, si tratta in effetti di un'accurata analisi psicologica dei rapporti fra i due coniugi, orchestrata dal pubblico ministero (Antoine Reinartz) cui si contrappone l’avvocato di Sandra, Vincent (Swann Arlaud). Il quadro che emerge da questa analisi rivela un rapporto fra i due coniugi estremamente difficile a causa di una totale incapacità reciproca di rinunciare a qualche propria necessità per venire incontro alle necessità dell'altra/o. Qualsiasi unione si regge infatti criticamente su un compromesso fra le proprie esigenze e quelle della/del partner, se ciò non avviene la simbiosi necessaria alla durata dell’unione è inevitabilmente compromessa. E nel corso dell'audizione in aula di una registrazione fatta da Samuel all'insaputa di Sandra di una loro discussione assai burrascosa (già questo sotterfugio la dice lunga sullo stato dei rapporti fra i due) questo problema emerge con chiarezza attraverso una serie di accuse dell'uno all'altra e viceversa in merito a scelte di vita (vivere a Londra o nelle Alpi francesi, in città o isolati fra i monti, decidere chi segue il figlio, ecc.) che avrebbero di volta in volta impattato sulla vita dell'uno o dell'altra. Inoltre, se è vero che la scelta di Samuel di registrare la discussione è stata molto scorretta, va però riconosciuto che Sandra, oltre ad una breve, pregressa e riconosciuta relazione omosessuale, con ogni probabilità nutre un'attrazione per Vincent, il suo avvocato, intessendo con lui una relazione probabilmente già in fieri prima della morte di Samuel. E una metafora che sottolinea l'incomunicabilità presente fra i due è il necessario ricorso nei loro colloqui all'inglese, lingua che non appartiene nè a lei (tedesca) nè a lui (francese).
Abbiamo detto in precedenza che definire questo film un thriller è fuorviante, ma in realtà vi è un cadavere la cui causa di morte (omicidio o suicidio) va definita. Due personaggi che si trovavano in zona al momento dell'evento fatale potrebbero chiarirne la causa però uno può parlare ma non vedere mentre l'altro può vedere ma non parlare. Si tratta rispettivamente di Daniel (Milo Machado Graner), giovane figlio della coppia reso cieco da un trauma della strada, e di Snoop, il cane-guida di Daniel. Nomen omen nel caso del cane: to snoop significa infatti curiosare in inglese e questa qualifica poteva farne un valido testimone. Così ce lo presenta infatti il piano-sequenza iniziale quando gira scodinzolando e curiosando per tutta la casa. Forse la regista con questa scelta ha voluto esprimere in modo metaforico la totale impossibilità di giungere a un giudizio definitivo in merito al quesito se si sia trattato di suicidio o omicidio, gettando quindi l'ombra del dubbio sulla decisione ultima della giuria, che qui non sveliamo. 

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