sabato 20 novembre 2021

“Madres paralelas”, Pedro Almodovar (2021)



Aλήθεια (aletheia), questo è il nome con cui gli antichi Greci indicavano la verità, nome che sta a significare “non nascosta”, sottintendendo quindi che per essi la verità doveva essere rivelata. E a questo etimo si ispira Almodóvar nel suo ultimo film. In particolare la Storia, che di verità è nutrita, deve riemergere, e non solo quella con la S maiuscola, ma anche quella con la s minuscola e quindi sia quella delle fosse comuni riempite dai cadaveri delle vittime dei falangisti durante la guerra civile spagnola che quella del rapporto fra Janis (Penelope Cruz) e Ana (Milena 
Smit), due madri separate dall’anagrafe (la prima potrebbe essere madre della seconda), ma accomunate dai tempi del parto e da una storia famigliare turbolenta. La madre di Janis è infatti morta di overdose a 27 anni e quella di Ana insegue il sogno di diventare attrice teatrale, lasciando la figlia sola ad affrontare il difficile periodo del post-partum per andare in tournée. I padri non sono da meno, quello di Ana si fa vivo sì e no per telefono, di quello di Janis mancano notizie. Non solo, Ana è rimasta incinta dopo un’orgia e non ha idea di chi sia il padre di sua figlia; Janis vive invece un rapporto un po’ complesso con un antropologo forense da lei contattato allo scopo di riesumare il cadavere del nonno e di altri suoi compaesani, uccisi dai falangisti e gettati in una fossa comune. La famiglia è quindi nel caos più totale e sembra dalla narrazione che Almodóvar ci indichi nella figura femminile l'unica depositaria della salvezza di questo istituto, pur con le riserve dovute al comportamento delle madri della generazione precedente. E la responsabilità di sostenere l’istituto famigliare ha un peso, peso che Janis dovrà portare dopo molta esitazione e con grande sofferenza. Essa dovrà infatti svelare la verità ad Ana per ricostituire il giusto rapporto madre-figlia, che è alla base dell’istituto famigliare. Verità che è anche alla base del rapporto fra membri della Società e per un motivo molto semplice: come ci ricorda il filosofo spagnolo Jorges Santayana (1863-1962) “Chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo” e questa condanna è adombrata nell’inquadratura finale che attualizza il passato mostrandoci i cadaveri di alcuni giovani sistemati nella fossa comune così come lo erano gli scheletri dei loro nonni. Fortunatamente, subito prima dei titoli di coda, la citazione dell’intellettuale uruguaiano Eduardo Ughes Galeano (1940-2015): “Per quanto si tenti di ridurla al silenzio, la storia umana si rifiuta di tacere” ci ispira un po’ di fiducia nel futuro. 

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