mercoledì 24 ottobre 2018

“Venom”, Ruben Fleischer (2018)

Una volta tanto ci dedichiamo a un film non intellettuale, senz’altro aborrito dai cinefili puri. Il motivo per cui ho deciso di andarlo a vedere è la presenza di Tom Hardy che avevo molto apprezzato in “Lawless” (2012), “Locke” (2013)  e “Legend” (2015) e che ahimè questa volta si esibisce in una performance  piuttosto deludente (diciamo anche che non è per niente aiutato dalla sceneggiatura). Comunque, possiamo cercare di trarre qualche spunto anche da un film apparentemente dedicato alla pura visualità.
In primo luogo Eddie Brock (Tom Hardy) è un supereroe molto atipico; potremmo considerarlo come l’estremo di una gamma che va da personaggi positivi a tutto tondo come il primo Superman per passare a personaggi tormentati, alla ricerca di un equilibrio interiore come l'ultimo Batman ed infine a soggetti bizzarri e un pò cialtroni come Deadpool. Brock non rientra in nessuna di queste categorie, anche se può ricordare quest’ultimo, in realtà non è nemmeno un supereroe in senso stretto, si comporta come tale solo perché obbligato ad entrare in simbiosi con una creatura proveniente dallo spazio la quale, interloquendo con lui telepaticamente, lo pilota nelle varie imprese da affrontare con successo grazie ai soliti formidabili superpoteri. La convivenza di Brock e Venom (questo il nome della creatura spaziale) è dapprima difficile a causa della violenza sfrenata di quest’ultimo e può quindi evocare il concetto psicoanalitico dell'Ombra, cioè l’archetipo junghiano del Male che alberga in ognuno di noi. In effetti nel corso del film Brock riesce ad “addomesticare" Venom, a renderlo capace di vivere nella società controllando le sue pulsioni violente, con ciò evocando l’idea che gli esseri umani possano, se vogliono, tenere a bada la propria componente malvagia. D’altro canto questa convivenza potrebbe porre un problema di identità: chi è Brock dopo essere stato “parassitato” da Venom? E' ancora se stesso o è diventato un altro? Difficile a dirsi, perché il Male che vive in ognuno di noi fa parte per definizione della nostra essenza, cosa che non si può dire per un qualcosa/qualcuno che ci invade dall’esterno. L’identità di Brock+Venom resta quindi incerta. Vale la pena di dedicare infine attenzione anche al villain di turno, Carlton Drake (Riz Ahmed). E’ costui un imprenditore di successo, genialoide e visionario, una sorta di Elon Musk, per intenderci. E’ però talmente privo di scrupoli da non esitare a condurre spericolati esperimenti su cavie umane ignare, arrivando a provocarne anche la morte. Si tratta quindi di una figura senz’altro negativa però, se è vero che i suoi mezzi non sono condivisibili, il fine invece lo è: Drake è infatti convinto (e potrebbe avere ragione) che il mondo si stia avviando verso una catastrofe ecologica e che la coniugazione degli esseri umani con le creature provenienti dallo spazio possa salvare la razza umana, anche attraverso la colonizzazione di pianeti per noi non abitabili. In definitiva Drake applica su larga scala il classico dilemma filosofico del tram: un manovratore guida un tram con un guasto ai freni, davanti a lui ci sono cinque operai al lavoro sulla linea mentre su una linea laterale ce ne è uno solo; il manovratore deve decidere se deviare la corsa del tram sulla linea laterale uccidendo attivamente un uomo o non fare nulla e lasciarne morire cinque. Carlton Drake ha evidentemente optato per la prima decisione, voi che cosa fareste?

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