Perché Woody Allen ha scelto Coney Island e la sua giostra più famosa, la Ruota delle Meraviglie, per ambientare e titolare la sua ultima opera? Forse perché Coney Island rappresenta per il regista l’infanzia, il posto dove da bambino in mezz’ora di autobus poteva raggiungere dalla sua abitazione a Flatbush il mare e uscire dalla vita di tutti i giorni per entrare in un mondo fantastico di puro divertimento. Forse però Allen ha visto nella ruota delle meraviglie una metafora della vita, la vita che con tutti i suoi imprevedibili rivolgimenti spesso ci coglie alla sprovvista, portandoci, proprio come se fossimo su una ruota, dalla felicità estrema all'estrema disperazione. Ed è proprio questo l’aspetto della vita che Woody Allen ci illustra attraverso i suoi personaggi, coadiuvato dalla fotografia di Vittorio Storaro che ne sottolinea quasi con violenza gli stati d’animo. In primis Ginny (Kate Winslet) che aveva iniziato una carriera di attrice e si ritrova dopo un matrimonio fallito a fare la cameriera in un bar di Coney, e poi Carolina (Juno Temple), abituata alla gran vita quando era moglie di un ganster e ridotta adesso, senza più un soldo, a fuggire i sicari del marito e cercare l’aiuto del padre che aveva in precedenza rinnegato. La voce narrante, Mickey (Justin Timberlake), bagnino con aspirazioni di drammaturgo che coltiva con buone letture e colti riferimenti teatrali, si situa invece in una posizione intermedia della ruota: svolge una attività modesta, ma almeno ha la speranza di riuscire nella vita, insomma vive in uno stato di potenzialità che lo induce all’ottimismo, contrariamente a Ginny e Carolina. Ma non c’è proprio nessuno in questo film che non sia al nadir della ruota o che non coltivi speranze nel futuro, speranze che il pessimismo di Allen induce a ritenere che mai si realizzeranno, con buona pace di Mickey? Ebbene sì, questo personaggio esiste ed è Humpty (Jim Belushi), padre di Carolina e secondo marito di Jinny. Per lui alcol, baseball e pesca sono le basi di una vita felice, non cerca e non vuole null’altro e quindi, ci suggerisce Allen, non verrà mai deluso. E d’altro canto i lavori teatrali del mito di Mickey, il grande drammaturgo Eugene O’Neill, riflettono l’idea di fondo che l’uomo sia al mondo per lottare e poi essere fatalmente sconfitto. E come non citare infine a questo proposito un grande pensatore contemporaneo, Homer J. Simpson, che nell’episodio 9 della stagione 9, ”La Donna Immobile”, ci ricorda che: "Tentare è il primo passo verso il fallimento.”?
E infine rimane il piccolo Richie (Jack Gore), figlio di primo letto di Ginny. Bambino difficile, marina la scuola per andare al cinema (citazione autobiografica, Woody Allen iniziò infatti ad amare il cinema a 3 anni dopo aver visto “Biancaneve e i sette nani”) ed è un piromane in erba. Vista l’impostazione teatrale del film possiamo forse pensare che Richie svolga il ruolo del coro greco, sottolineando con i suoi incendi come le speranze dei protagonisti siano fatalmente destinate a finire in cenere.
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