
Robert Zimmerman, alias Bob Dylan, è il "Completo Sconosciuto" del titolo di questo film. Perché questo titolo, tratto da una strofa della celeberrima "Like a Rolling Stone"? Lo capiamo nel corso della narrazione, assistendo alle multiple e variabili sfaccettature della personalità di Dylan (Timothée Chalamet). All’inizio lo vediamo giungere a New York da Minneapolis con uno zaino e una chitarra al solo scopo di conoscere il suo idolo, Woody Guthrie (Scoot McNairy) gravemente malato in un letto di ospedale. Le cose poi cambiano poiché lo vediamo dimostrare scarso interesse ed empatia per chi lo circonda, in particolare per le donne con cui intrattiene relazioni e soprattutto con Sylvie (Elle Fanning) ed infine assume prese di posizione autoreferenziali come la decisione di esibirsi nel 1965 con una chitarra elettrica al festival di Newport, tempio della tradizionale musica folk, creando grande scandalo. Da questo punto di vista è illuminante il breve colloquio che si svolge fra Dylan e Bobby Neuwirth (Will Harrison), anch'egli musicista, in ascensore all'uscita da un evento privato dove Bob si era brevemente esibito. Qui egli commenta che ognuno dei presenti all'evento avrebbe voluto che lui fosse qualcun altro e che si f*****o e lo lascino essere, con un giuoco di parole intraducibile: "let me be" significa infatti sia "lasciarmi stare" che "lasciarmi essere", al che Neuwirth ribatte
e chi dovrebbero lasciarti essere? e Dylan risponde
non lo so, ma loro senz'altro lo sanno. Ecco che quindi Dylan risulta uno sconosciuto anche a se stesso, addossando ai suoi fan la scelta di decidere chi egli sia. E la peculiarità del carattere di Dylan è ulteriormente esaltata dal costante raffronto con quello di Pete Seeger (Edward Norton) che rimane sempre uguale a se stesso nella vita, sia sul piano artistico e di impegno sociale che sul piano famigliare.
Todd Haynes nel 2007 aveva già descritto Dylan nel film "Io non sono qui” attraverso le vicende di sei personaggi che ne illustrano le sfaccettature del carattere e dell'opera, creando un biopic molto originale, contrariamente al presente che è costruito secondo i canoni abituali per questo tipo di narrazione. E forse non è un caso che entrambi i film abbiano un titolo in negativo (non sono qui e non conosciuto) proprio a sottolineare la difficoltà di descrivere Dylan.
Per persone della mia età questo film è molto godibile anche solo per la colonna sonora che ci riporta ai tempi della nostra gioventù, ma è anche fonte di sconforto se consideriamo che, nonostante le energie spese allora con grande ottimismo per cambiare in meglio il mondo, con buona pace di Voltaire ci troviamo oggi a vivere in un mondo ancora più stupido e crudele di allora.
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