Ulisse si presenta stanco e vecchio, sembra quasi del tutto privo della volontà di riprendere il suo posto come re dell’isola, una carica minacciata, come lo informa il pastore Eumeo (Claudio Santamaria), dalle pretese dei Proci. Certo, dopo essere passato attraverso le avventure menzionate dal V al XII libro dell’Odissea non lo si può biasimare, ma probabilmente c’è qualcosa di più della stanchezza, c’è il timore di non avere la capacità morale e fisica di svolgere questo compito, come se la guerra a Troia ed il ritorno in patria avessero esaurito una volta per tutte le sue risorse. Ed in effetti prima di decidere di iniziare l’impresa passa del tempo; probabilmente lo stimolo decisivo ad entrare in azione gli viene dall’assistere allo spettacolo dei Proci che bivaccano nel palazzo come volgari invasori, pretendendo in modo piò o meno aggressivo la mano di Penelope.
Penelope, appunto; per tutta la narrazione la vediamo in preda a un dubbio: continuare ad attendere il marito, nella parte della sposa fedele, o accettare le profferte di matrimonio di qualcuno dei Proci, sacrificando la fedeltà coniugale al benessere di Itaca? L’isola, in assenza di un re, era in effetti andata incontro ad un progressivo e grave decadimento. Come noto, grazie al trucco del telaio, ella prenderà tempo, ma l’ansia di non sapere per certo quale sia il ruolo da scegliere è in lei ben evidente, anche perché il figlio Telemaco insiste affinché sposi uno dei Proci e riporti Itaca al suo splendore.
Telemaco in effetti non nasconde un'avversione nei confronti della figura del padre, lo accusa infatti apertamente nei colloqui con la madre di essersi assentato per vent’anni per combattere una guerra inutile, portando con sé la miglior gioventù dell’isola a morire a Troia. Tutto ciò fa pensare che Telemaco fosse preda di un complesso di Edipo e che volesse quindi far scomparire la figura del padre, far sposare alla madre un pretendente che certo non avrebbe mai amato e tenere quindi per sé tutto il suo affetto.
Ed alla fine, come noto, Ulisse si svela, ma come si svela? Da un lato dimostrando la sua prestanza ed abilità nel combattimento quando riesce a tendere il suo arco e a far passare la freccia attraverso l’occhiello di 12 asce in serie e dall’altro descrivendo correttamente a Penelope il talamo nuziale. Il messaggio sottinteso è quindi chiaro: il re, per essere tale, deve essere capace sia di combattere che di procreare, doti che gli permettono di perseguire il suo destino di mantenere e far prosperare la propria terra.