venerdì 28 ottobre 2022

“Brado”, Kim Rossi Stuart (2022)

Scorrono i titoli di testa su uno sfondo azzurro su cui inizia a colare dell'acqua; durante un lento zoom out l’acqua scioglie il fondo azzurro amalgamandosi pian piano con esso anche grazie a due grossi mestoli che gradualmente vediamo essere manovrati da due operai; la scena continua ad ampliarsi finché si apre completamente su un cantiere edile. Vedremo in seguito come interpretare questa scena, basti per adesso sottolinearne l’efficacia nel passare in breve tempo da un mondo immaginario al mondo concreto della narrazione. 

Renato (Kim Rossi Stuart) è un uomo difficile. Il suo carattere, che definire scontroso oppure brado come dice il titolo è un eufemismo, gli procura grossi problemi nei rapporti umani: la moglie Stefania (Barbora Bobulova) lo ha lasciato ed i figli Tommaso (il bravo Saul Nanni) ed Anna (Viola Sofia Betti), da lui allevati con metodi piuttosto duri, hanno seguito le loro strade mantenendo con lui scarsi contatti. In seguito ad un incidente sul lavoro (gestisce una sorta di ranch/scuola di equitazione) Renato si rompe un braccio e Tommaso si offre di aiutarlo, approfittando di una vacanza dalla sua attività di muratore specializzato in edilizia acrobatica; da qui inizia il racconto del rapporto padre-figlio che connota la trama. 

Dapprima è scontro totale poiché Renato pretende di domare Trevor, un cavallo particolarmente difficile, con metodi coercitivi, mai ammettendo di essere in torto, mentre Tommaso riesce nell’impresa grazie ad un approccio più gentile. Vi è una evidente analogia fra l'approccio di Renato ai cavalli ed il modo con cui ha allevato i figli, modo quest’ultimo che possiamo apprezzare grazie ad alcuni efficaci flashback. Il rapporto fra padre e figlio comunque migliora man mano che Trevor va dimostrando ottime capacità. Purtroppo durante una gara il cavallo cade all’ultimo ostacolo procurandosi una brutta frattura all’anteriore sinistro per cui Renato decide di sopprimerlo e procede in questo senso nonostante la decisa contrarietà di Tommaso che a questo proposito ricorda come il padre sopprimesse i cuccioli della loro cagna perchè “non aveva i soldi per mantenerli”. Questo episodio segna il ritorno di una rottura fra i due; Tommaso va a lavorare su una piattaforma nel mare del nord, ma deve poi tornare rapidamente in Italia quando un ulteriore incidente sul lavoro porta Renato in fin di vita. A questo punto Tommaso si trova in equilibrio fra due difficili decisioni, lui che è abituato a lavorare in equilibrio nel vuoto: interrompere le sofferenze del padre, mettendosi nei suoi stessi panni quando aveva deciso di sopprimere Trevor, oppure vederlo soffrire? 
Alla fine del film, con un classico esempio di effetto Kulešov, possiamo capire la scena iniziale: l’amalgama che vediamo gradualmente formarsi non è che la metafora di come le persone debbano riuscire appunto ad amalgamarsi, ciascuna cedendo su qualcosa, per riuscire ad esprimere i propri sentimenti e convivere felicemente. Padre e figlio si sono sempre voluti bene, ne abbiamo una chiara conferma nella scena finale, purtroppo la durezza e l'intransigenza di Renato avevano mascherato per una vita intera questa realtà. Una vita persa? È vero, ma Rossi Stuart ci dice che l’importante è che l’amalgama si realizzi, anche solo per un attimo e nel ricordo delle folli cavalcate dell’infanzia, facendo emergere alla fine l’amore che lega e ha sempre legato padre e figlio.

Nessun commento:

Posta un commento