Diretto, sceneggiato (insieme a Sarah Kaminski) ed interpretato da Franck Dubosc, questo film rientra nella categoria "humor nero”, alla quale i fratelli Cohen hanno contribuito in modo importante con le loro opere. È però sbagliato, come è stato fatto, paragonare sprezzantemente questo film a quelli di Joel e Ethan. Questi ultimi sono infatti caratterizzati da una marcata (e ben riuscita) sfumatura intellettuale che ne contorna i significati, sfumatura arricchita da aspetti umoristici. Il film di Dubosc è invece tutt’altra cosa poiché di intellettuale non c’è assolutamente niente, ma in effetti non ci vuole essere niente, l'intento dell'opera è semplicemente di divertire lo spettatore (e ci riesce).
Ciò detto, è però vero che di significati di cui parlare, in particolare di tipo etico/legale, questo film sicuramente ne ha. In sintesi, Michel (Franck Dubosc) e Cathy (Laure Calami), due coniugi cui ormai è rimasto poco da dirsi, vivono insieme per abitudine insieme al figlio autistico Dominique detto Dou Dou (Timéo Mahaut) gestendo una coltivazione di abeti in un paesino sperduto nei monti del Giura. Michel, per schivare un grosso orso, colpisce con la sua un’altra automobile ferma che, a causa dell'urto, investe a sua volta il passeggero fermo di fianco alla macchina causandone la morte; il guidatore del mezzo investito, alla vista dell'accaduto, scivola sulla neve, cade e muore trafitto dal ramo di un albero. Nel baule della macchina i due coniugi trovano una borsa contenente una grossa somma di denaro e decidono di tenerla per sé, procedendo ad un (maldestro) tentativo di occultamento dei due cadaveri. La narrazione poi porta alla graduale scoperta da parte del commissario Roland (Benoît Poelvoorde) di come si sono svolti in effetti i fatti ed infine alla condivisione del malloppo fra tutti i personaggi, in pratica quasi tutta la popolazione del paesino. Come ciliegina sulla torta l'happy ending comprende anche una ritrovata armonia coniugale fra Michel e Cathy. Tutto bene e tutti contenti quindi, i cattivi morti e i buoni ricchi e rasserenati, ma non mancano le questioni di cui discutere.
Un primo punto è la responsabilità di Michel nella morte del passeggero. Se è vero che in effetti egli aveva perso il controllo della sua macchina perché si era trovato davanti un orso, pur sempre di omicidio si tratta, anche se colposo. Il guidatore invece ha fatto tutto da solo e si tratta di una morte accidentale con la quale Michel non ha avuto a che fare. Abbiamo poi un altro problema che questa volta coinvolge entrambi i coniugi: occultamento di cadaveri e si potrebbe forse ipotizzare anche il vilipendio di cadaveri, avendoli cosparsi di miele nella speranza che l'orso si rifaccia vivo e li divori, senza peraltro alcun successo. L’omicidio del sicario spedito a recuperare il denaro raffigura un caso di legittima difesa, come pure l’uccisione del commerciante di droga da parte di Dou Dou poiché nel prima caso era a serio rischio la vita del commissario e nel secondo quella di Cathy, si tratta quindi di atti moralmente e legalmente accettabili. Forse il problema più difficile da risolvere è se sia moralmente accettabile tenersi il gruzzolo trovato in macchina (che apprendiamo essere il frutto di commercio di droga ed esseri umani); in altre parole se sia lecito rubare ad un ladro il frutto dei suoi furti. Se non risultassero eredi, non essendovi prove della provenienza illegittima del gruzzolo ed essendo comunque per di più impossibile rendere la refurtiva ai legittimi proprietari, potrebbe essere eticamente accettabile che il denaro vada a chi lo ha trovato. Tanti problemi quindi evoca questo film; forse il modo migliore di risolverli è dare la colpa all'orso che ha innescato la cascata di eventi, come può suggerire il titolo originale "Un Ours dans le Jura".
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