lunedì 21 aprile 2025

“La Gazza ladra”, Robert Guédiguian (2024)

Maria (Ariane Ascaride) ha tre passioni: le ostriche, la musica e il nipote Nicolas (Thorvald Sonnengaard), anch’egli musicista appassionato, al quale essa paga l’affitto del pianoforte e le lezioni di piano. Inoltre, insieme al marito Bruno (Gérard Meylan) aveva acquistato una casa vista mare con piscinetta a l’Estaque, periferia di Marsiglia. Mettendo insieme tutto ciò e in più la passione di Bruno per il giuoco d’azzardo si capisce facilmente come il bilancio famigliare sia tutt’altro che brillante, considerato anche che Maria si guadagna da vivere assistendo persone anziane a domicilio e Bruno riceve una misera pensione. Per far quadrare i conti Maria pensa quindi di fare delle piccole “creste" sulle spese che fa per conto dei suoi assistiti e non proprio piccole perché noleggio del piano e lezioni sono piuttosto care. A fare le spese di tutto ciò è prevalentemente il signor Moreau (Jean-Pierre Darroussin), solo, paraplegico e con un unico figlio con cui ha rapporti rari e poco felici, che sente per Maria un profondo affetto, come del resto tutti coloro che ella assiste. Questa situazione entra in crisi nel momento in cui le creste di Maria vengono scoperte e a questo punto la storia prende un andamento non più lineare, ma complesso e variegato, che ricorda l’andamento del "pensiero rizomatico” di Gilles Deleuze. In questo modo il regista ha modo di mettere in scena una serie di comportamenti e situazioni che riflettono quanto si verifica ogni giorno nella "Comédie humaine”, il tutto reso in modo fortemente empatico, tanto da poter forse evocare un'accusa (che non condivido) di melensaggine, in particolare dagli amanti del riduzionismo cinematografico
I sentimenti dei vari personaggi sono quindi espressi senza sottintesi, ad esempio il rimpianto di Maria nel guardare la foto del matrimonio o quello di Moreau  per le immagini del figlio bambino, il colpo di fulmine che colpisce il figlio di Moreau, Laurent (Grégoire Leprince-ringuet), e la figlia di Maria, Jennifer (Marilou Assilloux), la diversa reazione di fronte a questo evento della moglie di Laurent, (Lola Naymark), vendicativa,  e del marito di Jennifer, Kevin (Robinson Stévenin), che nulla obietta purché la moglie sia felice e gli rimanga amica. E ancora, come cambia il comportamento di Laurent, prima freddo manipolatore nei confronti del padre e poi pronto a perdere tutto pur di seguire Jennifer.
Ci si potrebbe a questo punto chiedere se con questo film si vogliano sdoganare comportamenti come rubare, lavorare in nero (Bruno ha una misera pensione perché così ha svolto la sua attività lavorativa) o tradire la moglie. Non credo che il regista intendesse emettere giudizi in merito alle azioni dei suoi personaggi, il suo scopo era semplicemente di farci vedere come gli esseri umani si comportano nel bene e nel male nella vita di tutti i giorni. Trattandosi di cinema e non di un tribunale, la decisione in merito a cosa sia comprensibile o lecito e cosa no non sarà affidata alla rigidità della Legge, ma alla flessibile sensibilità del singolo spettatore.