In questo film Almodóvar affronta tematiche di grande rilevanza: l’amicizia, i rapporti umani nella società contemporanea, il modo di affrontare la morte, in particolare il diritto ad una "buona morte” e gli ostacoli che le istituzioni ad esso pongono, la crisi della famiglia, il rapporto uomo-natura alla luce del disastro ecologico (e quindi ancora la morte, questa volta del pianeta). La narrazione si avvale, oltre alla bravura delle due protagoniste, del ricorso a tre artisti: James Joyce (1882-1941), in particolare con l’epilogo del racconto ”I Morti” che vede vivi e morti uguali sotto la nevicata anche se i vivi, contrariamente ai morti, mantengono una loro identità; Dora Carrington, pittrice inglese (1893-1932), suicida dopo la morte del compagno omosessuale cui fu unita da un amore platonico, giungendo, pur di stargli vicino, a sposarne l’amante e a convivere in un ménage á trois; Edward Hopper (1882-1967) il cui quadro “Gente al sole” (1960) domina la seconda parte del film, ispirando le riprese sulla terrazza della casa fra i boschi. Si tratta della "Casa Szoke”, opera degli architetti Aranguren e Gallegos, i cui volumi si armonizzano con le pendici del monte su cui è costruita, un richiamo alla possibilità che gli esseri umani avrebbero di vivere in armonia con la natura. Possibilità che è decisamente negata da Damian (John Turturro), ecologo pessimista sul futuro del pianeta al punto da deprecare la decisione del figlio di avere un terzo figlio, così favorendo la sovrappopolazione della Terra. Ma tornando all’opera di Hopper, perché questa scelta? Nel guardarla si viene colpiti dall’impressione di isolamento dei cinque protagonisti che, pur se riuniti su una piccola terrazza, sembrano separati l'uno dall’altra da barriere invisibili. Forse Almodóvar ha voluto dirci che pur vivendo in società popolose ciascuno è solo, in particolare di fronte alle decisioni importanti? In effetti, quando Martha aveva chiesto alla figlia Michelle, con cui è in pessimi rapporti, consiglio in merito al sottoporsi o meno alla chemioterapia la risposta era stata: “È una tua scelta”, più o meno sullo stesso tono con cui la stessa Martha da ragazza aveva risposto al giovane Fred (Alex Høg Andersen), del quale era rimasta incinta, che si chiedeva cosa fare, vista la prossima nascita di un figlio, del suo progetto di lasciare New York per un lavoro a San Diego: “Fai quello che devi fare”. Il rapporto fra le due amiche è però il nucleo centrale della narrazione. Ingrid ammette fin dalle prime scene di trovare inaccettabile l’idea della morte, infatti quando giungeranno alla casa in cui Martha ha deciso di concludere la sua esistenza non sceglierà la "stanza accanto” a quella di Martha con la scusa che era piccola, ma andrà al piano di sotto, a portata di voce. Ma l’atteggiamento di Ingrid cambierà nel corso della storia grazie al rapporto con l'amica che la porta a capire come convivere con il pensiero della morte, che è parte della vita; Martha infatti ribadisce più volte di accettare la morte, temendo in realtà la prospettiva della sofferenza fisica, della perdita del controllo su stessa e quindi della sua dignità. Non a caso, pur essendo stata una corrispondente di guerra, non accetta la terminologia bellica con cui spesso si parla delle malattie tumorali. Possiamo in conclusione dire che quest’opera proietta una visione pessimistica sulle cose e sul futuro? Non necessariamente. Consideriamo nella prima scena quello che una ragazza chiede ad Ingrid di scrivere come dedica sul suo libro da destinare alla propria compagna “Non succederà più”. Possiamo interpretare questa frase come un impegno a non ripetere un errore, segno di un cambiamento positivo che permette di riprendere una relazione forse compromessa da un tradimento. Ma soprattutto l’incontro di Ingrid e Michelle (ancora Tilda Swinton) dopo il suicidio, durante il quale Ingrid riesce a comunicare con quest'ultima in un modo in cui Martha non era mai riuscita, chiarendole in particolare il rapporto fra i suoi genitori e facendo sì che si verifichi una riappacificazione ideale fra madre e figlia. Ingrid prende quindi il posto di Martha nel rapporto con Michelle come suggerisce la sequenza finale che le mostra sulle sedie a sdraio in terrazza illuminate da colori cangianti che ricordano un arcobaleno, vale a dire la serenità dopo la tempesta.